martedì 1 settembre 2009

quando anche la tv è merda


Troppe fiction pro-mafia - Televisione - Magazine - Libero News
Sono troppi i prodotti televisivi che parlano di Cosa Nostra cedendo a "indulgenze celebrative o a facili ammiccamenti". Questa la tesi dei tre magistrati secondo cui le sceneggiature delle fiction sulla mafia tendono a rendere i protagonisti mafiosi "affascinanti e accattivanti".


Modestamente, io già avevo detto qualcosa del genere anni prima:

OPERAZIONE CULTURALE DI SCELLERATA MISTIFICAZIONE

Bene, ora siamo arrivati all'operazione "umanizzazione della mafia". Ho appena visto il "capolavoro" di certo Alberto Negrin, trasmesso su Rai 1: "gli ultimi corleonesi", e sono ancora sotto choc. Anche se fin dalle prime sequenze si poteva prevedere il taglio dato al film, ho voluto stoicamente arrivare fino alla fine per vedere, come diceva Totò, "fin dove volevano arrivare". Purtroppo non c'è niente da ridere, il fatto è piuttosto grave. Già, l'utilizzo di un linguaggio filmico romanzato per fatti reali tuttora impressi nell'immaginario collettivo con la sola giusta valenza di criminale efferatezza, costituisce un azzardo rischiosissimo nonché presuntuoso; se poi il risultato è quello di una volgare mistificazione da fotoromanzo, l'operazione mostra tutta la sua cattiva fede.

E tutto questo viene avallato dalla tv pubblica, in prima serata, sullo stesso canale dove i films tratti dai libri di Andrea Camilleri mostrano invece, quando presenti, i personaggi di mafia in tutta la loro pochezza.

Nel prodotto di Negrin si parte addirittura con la chicca dei giovanissimi Totò Rina e Bernardo Provenzano impegnati nei gloriosi eventi della "occupazione delle terre" a fianco dei contadini socialisti guidati dai segretari delle Camere del Lavoro, come Placido Rizzotto, poi trucidati dalla mafia. Con un salto di 360° ritroviamo poi gli stessi, che firmano un patto di sangue con il Luciano Liggio impegnato in una cruenta ascesa irrefrenabile con l'eliminazione sistematica di tutti, avversari e comprimari, a base di agguati spettacolari e sparatorie da gangsters americani.

Ma quello che più colpisce è il punto di vista con cui vengono narrate le gesta dei mafiosi: più da eroi incompresi, con la loro umanità nei rapporti affettivi e con le difficoltà che la caccia delle forze dell'ordine procura loro, che da volgari criminali e spietati assassini. Anche lo spessore culturale dei mafiosi è del tutto irreale e millantato rispetto a ciò che si conosce e che si è appreso dalle cronache. Rina e Provenzano rischiano di diventare quasi simpatici nella caricatura di violenti sì, ma con problematiche e ragionamenti da "uomini d'affari", costretti a difendersi dagli altri mafiosi che insidiano il loro potere. Anche le "eliminazioni" dei magistrati come Falcone e Borsellino, sono viste come necessarie per la salvaguardia degli interessi dei protagonisti, che in alcune scene giustificano il loro operato per "un pezzo di pane e per campare la famiglia". Nessun accenno ai movimenti di lotta alla mafia, popolari e politici, presenti e contemporanei alle vicende narrate, così come l'accenno alla contiguità politica, impersonata da Vito Ciancimino, il sindaco del "sacco edilizio di Palermo" è del tutto irrisoria e fumettistica.

Questo film è un vero oltraggio a tutti coloro che sono caduti nel corso della dura lotta alla mafia e a tutti coloro che tuttora si battono, in prima fila i giovani che smascherando tutti i tentativi più o meno legittimi di dipingere con indulgenza ammaliante i vari Padrini, hanno preso coscienza della squallida figura del criminale mafioso, qualsiasi sia il livello d'importanza. Chi ha visto questo film ed è cosciente del fine mistificatorio non può restare in silenzio, mi chiedo dove sono i vari intellettuali sempre pronti ad aprire dibattiti sul sesso degli angeli, ma difficilmente in prima fila quando si tratta d'impegnare la propria faccia in pericolosi distinguo.

Possibile che non si capisca che queste operazioni, rivolte ad un pubblico già incantato da reality, fiction e quiz vari, finiscono per essere funzionali ad abbassare il livello di coscienza delle nuove generazioni, confondendo loro le idee e spingendole ad un disinteresse per i problemi gravissimi

della nostra società, malgrado che sempre di più raffigurino uno scenario del mondo futuro denso di drammi ambientali e sociali, di cui la Mafia è una componente onnipresente?

Mi piacerebbe che qualcuno mi risponda, sia per confermare la mia indignazione o per darmi del paranoico visionario.

gianluigi redaelli 15-02.-07


Nessun commento:

Posta un commento