sabato 2 ottobre 2010

Deja vu

Belpietro aggredito in casa sparatoria con la scorta - Repubblica.it
L'agente della scorta aveva accompagnato Belpietro al quinto piano del palazzo, dove abita. Poi, anziché scendere come al solito con l'ascensore, ha deciso di prendere le scale per poter fumare una sigaretta. Tra il quinto e il quarto piano il poliziotto ha notato l'uomo sospetto. L'aggressore - che sembrava travestito da finanziere - ha puntato la pistola contro l'agente, che ha reagito sparando e mettendolo in fuga. Alcune volanti della squadra mobile si sono precipitate verso il palazzo del giornalista, che era rimasto tranquillamente in casa, sentendo il rumore ma senza ricollegarlo subito a una sparatoria.

Anatomia di un agguato
Visto che gli italiani sono in gran parte dei beoti, boccaloni, che si bevono tutto quello che gli propinano, io mi sento di fare una piccola disamina per chi invece ha un pò di sale in zucca. Allora se leggete attentamente le cronache di questo vile tentativo di attentato a Belpietro si evidenziano molti particolari che danno alla vicenda un tono da barzelletta come quelle che racconta il Cavaliere Nero.
!) l'agente di scorta, non prende l'ascensore come al solito, certo perchè come avrebbe fatto a far fuggire l'attentatore se incontrato all'interno dell'ascensore?
2) lo incontra per le scale, quello gli punta la pistola addosso, e lui che fa spara in aria? E se invece di ciccare il colpo, fasullo, lo avesse centrato? Poi se era tanto grosso e robusto com'è che l'attentatore, una vera schiappa, se l'è data a gambe? Senza essere neppure intravisto dagli altri agenti della scorta ( molto efficiente!) che sostava in strada.
3) Belpietro sente gli spari ma se ne sta tranquillamente seduto a casa sua, perchè intanto sa benissimo di che cosa si tratta.Come? un giornalista della sua stazza non corre fuori per vedere che sta succedendo, visto anche il clima tremendo di odio che incombe pericolosamente?
4) Identikit subito formulato grazie alla testimonianza dell'unico testimone, appunto della faccenda, il coraggioso caposcorta.Ovviamente l'attentatore era a viso scoperto.  Anche qui come nel caso di Tartaglia, e della statuetta scagliata contro il premier, la professionalità dei numerosi agenti di scorta brilla per efficienza e affidabilità.
Alla fine però la cricca ottiene il risultato ambito di seminare panico e additare gli avversari politici come untori del clima pesante che può spingere deboli di mente  (da loro ben foraggiati) a commettere gravi attentati, che guarda caso falliscono tutti, a differenza di quelli che invece, purtroppo,  riescono sempre quando colpiscono bersagli di sinistra, oppositori e combattenti antimafia. 
Da notare la gravissima espressione di Maroni, "purtroppo non è il primo e non sarà l'ultimo", che sta a dimostrare che ne stanno preparando altri, attentati da barzelletta.






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