giovedì 8 agosto 2013

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Il baco è ancora vivo



Ebbene sì, è tanto che non scrivo qualcosa su di lui, la mia ossessione, e ora non posso più trattenermi.

Incredibile ma vero! Nonostante una condanna definitiva che dovrebbe tramortire qualsiasi individuo appena normale, Lui è ancora in piedi, vivo e vegeto, immarcescibile pur essendo marcio fino al midollo.

Ancora pronto e capace di fomentare odio, di scatenare i cani rabbiosi del suo PdL (Partito di ladri/luridi/lerci/lenoni ecc, secondo i gusti) per disperdere ciò che rimane delle briciole di democrazia in questo disgraziato Paese.

Non sono bastati vent’anni di berlusconismo, con tutti i guai e le schifezze che hanno saputo regalarci, per guadagnare- come diceva il buon Montanelli- la capacità di immunizzarci, di affrancarci in larga misura da questo dominio perverso.

E’ stato come un baco che ha scavato inesorabile nella polpa del nostro Paese facendo marcire tutto intorno, rendendolo come un frutto indigesto e temuto.

Ormai è certo, nessuno è in grado di debellare definitivamente il baco-mostro. Pur disarcionato dal cavallo e detronizzato del potere politico ufficiale, l’essere abominevole è ancora in grado, grazie al suo smisurato potere economico, di fare danno, di scompigliare le carte, addirittura forse di guadagnare consensi in veste di vittima.

Il tutto anche grazie all’assenza di un efficace contropotere di opposizione.

Solo la sua scomparsa concreta ci può liberare dal flagello che ha immiserito l’anima stessa del nostro Paese, sviluppando e potenziando gli aspetti più meschini e negativi degli italiani: l’egoismo e il menefreghismo, l’individualismo più becero condito dal servilismo da cortigiani, con l’unico ideale di un benessere personale, familiare o di casta.

Di fronte a tutto questo l’azione della sinistra- con la s piccola- è stata debole e confusa, a volte succube o complice e non ha saputo sviluppare e potenziare le contromisure, antidoti efficaci, ma solo blandi palliativi facilmente neutralizzabili.

Soprattutto non ha saputo approfittare dei momenti difficili nel campo della Destra per aumentare e consolidare uno schieramento d’opposizione con idee e progetti concreti, con un programma politico che sia in grado di recuperare consenso tra quelle vaste aree di elettori delusi, che vanno ingrossando la marea dell’astensione.




Vero è che in termini di voti qualche milione l’hanno perso, ma i servi di corte sono ancora molti, e sempre ce ne saranno. In Italia ormai è assodato che almeno un terzo dell’elettorato sia di destra, ce l’ha nel DNA di mussoliniana memoria. Mafiosi e corrotti d’ogni genere insieme a riccastri d’ogni provenienza ne costituiscono il fulcro centrale, mentre tutto attorno si affastellano i parvenu e i poveri d’ingegno, facilmente influenzabili.

Perfino ora che la Magistratura -sia lode sempre a questa parte dello Stato che è rimasta in massima parte aliena al canto della Sirena Nera-

ha messo la parola definitiva col terzo grado di giudizio, (sempre implorato da chi spera di farla franca), e che potrebbe suonare come LA FINE senza possibilità alcuna di recupero, perfino ora la capacità della sinistra di dare il colpo mortale all’inafferrabile nemico appare dubbia e incerta.

Basterebbe citare il caso di Al Capone, che fu vinto solo grazie ai reati fiscali, per chiudere la bocca, con il parallelo storico, agli irriducibili che da diverse angolazioni si sgolano a sostenere la gravità dell’azione dei giudici che insinuano sia finalizzata a bloccare l’onnipotente di Arcore.

Invece sono sempre gli assatanati pidiellini, specialmente di sesso femminile-le vestali innamorate (che mi rifiuto di chiamare donne nella sua accezione più nobile) a gridare da ogni dove allo scandalo, al pericolo per la democrazia, per la libertà calpestata dai cattivi giudici, persecutori giacobini del povero Cavaliere –anzi ex- Nero. E chiedono in forma di ricatto al governo delle laide intese la riforma della Giustizia, la tanto agognata legge che permetta di mettere sotto tutela politica anche la magistratura, la quale dovrebbe secondo loro limitarsi a incarcerare ladri di galline ed extracomunitari.

Sono sempre loro a dettare così l’agenda politica e a minacciare pure il presidente Napolitano di ricatto per la faccenda della “grazia”, cosa che rasenta il ridicolo e il grottesco, specie sul piano internazionale.

Ancora una volta il quadro della situazione rischia di colorarsi di tinte fosche, e temo di dover ripetere, così a livello di mantra, che per questo Paese non c’è speranza, e che ancora troppi italiani continuano a dormire il sonno della ragione.


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