giovedì 24 settembre 2015

la vergogna del Parco di Selinunte



Scrivo questa mia a  voi di Repubblica fidando nell’attenzione e sensibilità che spesso dimostrate in fatto di problematiche sociali. In agosto, con due amici svedesi, e mia moglie mi sono recato a Selinunte per visitare il Parco Archeologico. Zona che conosco e che ho frequentato liberamente negli anni 70. Mi aspettavo, ovviamente, di trovarla più sistemata e organizzata, visto che ora si deve pagare il biglietto. Invece è un vero disastro. Il biglietto a noi quattro, tutti ultrasessantenni, ci è stato fatto pagare per intero, adducendo le imposizioni di una nuova recentissima legge nazionale. Cosa che, insieme alla delusione della visita ci ha fatto inviare mille accidenti al ministro Franceschini, ritenuto, ingiustamente l’artefice del provvedimento.
Ora, avendo verificato, anche durante visite a musei di Milano, che non esiste detta legge e che per noi vecchietti è ancora in vigore la riduzione, mi chiedo e Vi chiedo come sia possibile che l’amministrazione, (regionale?) del Parco possa comportarsi in tal modo, illegale?
Aggiungo che il Parco e i pochi templi sono in uno stato penoso di abbandono, che non esistono segnalazioni e cartelli esplicativi, e che l’unica cosa che funziona è la “trappola” delle macchinette a pagamento per andare in giro, che scatta subito dopo aver varcato l’ingresso, posto in modo strategico, affinché non sia possibile accorgersi che la strada asfaltata continua dopo il parcheggio fino alla zona del tempio A; il che renderebbe superfluo l’uso della macchinetta.
Questa vergogna è uno dei tanti biglietti da visita che offriamo ai turisti stranieri.

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